Decreto dignità e gioco online: palla al centro

Il boom delle slot online

All’inizio furono le slot fisiche, quelle cui era possibile giocare al bar, nelle pizzerie, nei centri commerciali, … Poi, venne l’aspro dibattito sull’opportunità o meno di posizionarle presso luoghi “sensibili”, come scuole ed ospedali. All’improvviso, mentre ancora si discuteva su come risolvere la questione, spuntarono le slot online. E, con gli italiani, fu amore a prima vista.

Fu il cosiddetto decreto Abruzzo, seguito al terremoto del 2009, ad istituirle, ma bisognò attendere altri due anni per potervi giocare, fino ai decreti attuativi dell’AAMS del luglio 2011.

Dopo un brevissimo periodo di diffidenza, i giocatori italiani si sono gettati a capofitto nelle slot, al punto che i tassi di crescita delle cifre giocate si aggirano attorno ad un +25% da un anno all’altro.

Se, infatti, le slot fisiche stanno vivendo una battuta d’arresto (ma si posizionano, comunque, sulla più che ragguardevole cifra di 49,5 miliardi di Euro), le slot online stanno affrontando una crescita rapidissima: dai 7,4 miliardi di Euro spesi dagli italiani nel 2014, si è passati ai 9,4 miliardi del 2015, per arrivare ai 12,6 miliardi del 2016.

Vi sono siti, come tutteleslot.it, che si occupano esclusivamente di recensire e consigliare le slot machine online più sicure.

A questo, si aggiunga che, oltre alle slot, online sono disponibili tutti i casino games (roulette, poker, blackjack, …) e tutte le scommesse sportive, dall’ippica, al calcio, passando per gli sport “minori”. Insomma, l’Italia, con 1,38 miliardi di Euro è seconda solo al Regno Unito come spesa per il gioco online, ma è prima per tasso di crescita: +34% nel 2017.

E con il decreto dignità?

Ma cosa succederà ora, non appena il decreto dignità inizierà a far sentire i suoi effetti?

È del mese di luglio, infatti, l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del decreto che si presenta, tra le altre cose, come uno strumento di lotta alle ludopatie.

In questo senso, l’art. 8, al comma 1, vieta tutte le promozioni, dirette e indirette, dei giochi e delle scommesse che comportino vincite in denaro. Poco importa se la pubblicità sia trasmessa in tv o alla radio, se sia pubblicata su riviste, periodici o su siti internet; poco importa, poi, se si tratta di cartelloni pubblicitari allo stadio o di divise delle squadre di calcio.

Gli sponsor delle equipe sportive, quindi, non potranno più essere casino online. E allora? Cosa accadrà, considerato che ben 11 squadre di serie A sono sponsorizzate da agenzie di gioco?

Innanzitutto, va detto che gli effetti del decreto si dispiegano solo sui nuovi contratti. Quelli in essere arriveranno alla loro naturale conclusione. Poi, vi sono dei casi in cui “il problema” è stato, almeno per ora, aggirato: la Roma ha stipulato un contratto con un’azienda di scommesse, che si concluderà solo nel 2021.

Nonostante il 61% degli italiani si sia espresso favorevolmente per una riduzione delle pubblicità del gioco d’azzardo, alcuni timori sono stati espressi ad oggi, da operatori del settore, ma non solo sugli effetti del decreto.

Il presidente della Lega di Serie A, Gaetano Miccichè si dice preoccupato per le sorti del calcio italiano (che dovrà trovare altri sponsor altrettanto remunerativi) e per quelle dei giocatori online del nostro paese: questi ultimi, a suo avviso, corrono il rischio di riversare la loro spesa nel mercato del gioco clandestino.

E poi vi sono le stime: Agimeg, un’agenzia giornalistica che si occupa del mercato del gioco nel nostro Paese, stima sin da ora una perdita del 20% per i casino online, anche se sarà la fine del 2019 a dare i primi segnali tangibili: fino a luglio prossimo, infatti, buona parte dei contratti in essere per le pubblicità saranno ancora in corso (ad oggi solo Google e Facebook si sono adeguati alla nuova normativa).

L’istituto di sondaggi Nielsen prevede per il 2019 una perdita di 40-50 milioni, che toccherà quota 60-70 milioni di Euro nel 2020.

Gettito fiscale e giocatori

E lo Stato italiano in tutto ciò?

Inizialmente, aveva incentivato il gioco online, grazie ad un carico fiscale limitato al 20% (a fronte del gioco d’azzardo fisico, tassato al 54%): la ratio era quella di battere la concorrenza straniera, che online è molto forte. La scelta ha pagato, perché moltissimi operatori hanno aperto portali con estensione “.it”.

Con la conseguenza negativa, come fa ben notare questo articolo del Fatto Quotidiano, che il gettito fiscale del gioco fisico è pari a 6 miliardi, ma il segmento è in una fase di arresto; il gettito fiscale del gioco online, invece, pur vivendo una crescita esponenziale, non arriva a 90 milioni di Euro.

Come se non bastasse, tra i vari motivi che spingono i giocatori a preferire l’online (che consente di giocare da casa con maggior discrezione, intimità e libertà di orario e che permette di giocare ovunque, grazie alle app per device mobili), vi è anche il payout. La probabilità di vincita delle slot da bar è del 70%, quella delle slot online è del 95%!

Ora è arrivato il decreto dignità: preoccupazioni e stime a parte, vedremo nei prossimi mesi la sua effettiva portata sul settore del gambling.

Autore dell'articolo: legaprocalcio